Da Mimì tutto è uno babbà (Il sole 24 ore)
Quando si parla di aroma subito si pensa al cibo, al vino, ai piatti, ma non c’e’ dubbio che anche le citta’ abbiano un loro proprio odore. New York, per esempio ma anche Bologna, Roma, Milano e Londra.
Alcuni sentori sono inconfondibil , amabili: entrano nella pelle.
Tra questi c’è l’odore di Napoli: un misto di pomodoro e pizza al forno.
Mi piace la città dei De Filippo, di Troisi, di Di Giacomo, mi sono simpatici i napoletani per la loro intelliggenza pragmatica. Mi piace anche il caos fantasioso, la sregolatezza, l’organizzazione non organizzata.
Per tutto questo non amo i luoghi comuni su questa città, né tantomeno gli scoop falsi dei giornalisti tedeschi o svizzeri.
Però può succedere che nel primo ristorante delle prime giornate napoletane mi trovi sul conto di un famoso locale ventiduemila lire di antipasto non mangiato, né ordinato, oppura quattromila in più sul conto di un noto bar per la colazione a base di croissant di nocciola e crema di amarena. Data la notorietà dei due locali mi rifiuto di pensare all’inghippo o all’imbroglio; sicuramente è disattenzione o negligenza o faciloneria, ma se fosse successo a un giornalista tedesco o svizzero o americano di vedersi aumentare due conti su due il primo giorno che avrebbe scritto? …E’ un vero peccato di rovinare l’attuale ricostruzione dell’immagine della città con episodi, così di poco conto, ma sui quali si gioca la reputazione della ristorazione napoletana.
Ma come si mangia a Napoli?
Forse potrei rispondere come di fronte la caso Roma: trattorie e pizzerie di grande livello, si scende quando i locali si vestono da ristoranti d’élite.
I due posti tra una decina visitati, che più mi hanno colpito sono la notissima pizzeria Brandi e la trattoria Mimì alla Ferrovia, che si trova nel cuore di Napoli.
Brandi rappresenta, di fatti la storia della pizza Margherita, poichè il fondatore, Pietro Colicchio, sfornò, nel 1889 una pizza con mozzarella, pomodoro e basilico per la regina Margherita, che portò alla reggia di Capodimonte.
Di fronte all’eslamazione della regina “Oh il tricolore” il pizzaiolo rispose che il nome sarebbe stato: Margherita.
E ancora oggi questo piatto da Brandi è straordinario per il profumo e il sapore, ma anche le altre pizze non sono da meno, così pure il babà finale. Tra le altre cose questa pizzeria non gioca solo sulla notorietà del passato, ma oltre alla qualità dei prodotti offerti è ben organizzata, pulita con un servizio rapido.
La trattoria Mimì alla Ferrovia mostra un’altra caratteristica di Napoli: l’allegria, la confusione simpatica,l a familiarità.
Sono queste le note di un locale che dispone di una serie di piatti tradizionali squisiti a cominciare da un peperone ripieno, che viene posato sul piatto non appena si prende posto al tavolo.
Arrivano poi mozzarella di bufala, frittura di panzerotti a completare l’antipasto della casa.
A dire il vero ho assaggiato questo piatto in tre o quattro locali di Napoli, ma da Mimì dei cugini Giugliano è un’altra cosa. Sempre qui ho mangiato una delle migliori pasta e fagioli dell’anno, ovviamente con pasta dura (i cosiddetti maltagliati di altre parti d’Italia).
Buone anche le pastasciutte (linguine alla Mimì, gamberoni, scampi, frutti di mare e pomodoro e i gnocchi alla mozzarella). Per secondo ho assaggiato un’ottima spigola, mentre il finale è stato sempre con il babà e le zeppole.
Peccato che non fosse stagione per la pastiera, mio grande amore dolce.
Il sole 24 ore 10 settembre 1995